giovedì 31 marzo 2011

Com'era pasqua............

Quanto era bello quanno da rigazzine er giorno de Pasqua era er giorno der vestito e delle scarpe nove.... der profumo delle pizze dorci.... della cioccolata che quer giorno te ne potevi magnà quanta te ne pareva... nun te strillava nissuno...e tu madre quer giorno a fatte la cipolla in testa ce metteva più cura e poi te ce 'nfilava n'fiore dello stesso colore der vestito. Pè mano a tu padre e a tu sorella te n'annavi a messa e poi ar ritorno a fà l'auguri a tutti li parenti che abitaveno ner vicinato. Tutti intorno a nà tavola 'mbandita co n' piatto de timballo che ce dovevi soffià sopra e n'pezzo d'abbacchio cò le patate ar forno.... sembrava er pranzo de li Re... me pare ancora de sentì er profumo.. e poi se magnava la colomba... io me fregavo sempre quella crosta de zucchero e mi madre faceva finta de nun vedè.....
Puro mò se magnamo l'abbacchio.... 'a colomba 'a cioccolata... ma a me me pare che nun ce sento più 'o stesso profumo.... me pare pure che quann'ero rigazzina .... a Pasqua ... ce volevamo più bene...............

martedì 1 marzo 2011

quando si rompe la lavatrice....

Quando si rompe la lavatrice.....
così come si è rotta la mia......
senza una ragione nè un motivo,
senza niente,
ti senti un nodo nella gola,
ti senti un buco nello stomaco,
ti senti un vuoto nella testa
e non capisci niente.

E non ti basta più un' amica
e non ti basta più distrarti
e non ti basta bere da ubriacarti
e non ti basta ormai più niente.
E in fondo pensi, ci sarà un motivo,
e cerchi a tutti i costi una ragione,
eppure non c'e' mai una ragione
perché una lavatrice debba rompersi.

E vorresti cambiarla subito,
e vorresti cambiare marca
e vorresti cambiare negoziante
e non trovi il numero dell'assistenza
e non trovi il documento della garanzia estesa..
ma sai perfettamente
che non ti servirebbe a niente
perché ci sono loro, perché ci sono loro,
perché ci sono loro,perché ci sono loro,

...perché ci sono i panni da lavare nelle tue ossa
perché ci sono i panni da lavare nella tua mente
perché ci sono i panni da lavare nella tua vita
e non potresti più mandarli via,
nemmeno se cambiassi marca
nemmeno se cambiassi negoziante
nemmeno se cambiassi assistenza
nemmeno se cambiassi garanzia
nemmeno se cambiasse il mondoooooooooooooooooooo.

Trudy il mio bastardissimo gatto!!!

Che giornataccia.
Sono tornata dalla palestra ed ho notato che il mio gatto più piccolo, Trudy,  che è da dicembre che sto curando per una polmonite, respirava più male del solito. Allora ho deciso. Cambio veterinario questo non mi convince più. L’ho agguantato e dopo una lotta furibonda l’ho infilato nel trasportino. Faccio un bel respiro  accompagnato da un lungo “OMMMMMMMMM” che non guasta mai ed  esco dal portone.
Nel trasportino Trudy combatteva una cruenta battaglia con lo sportelletto finché con una tremenda zampata non lo ha aperto. Insomma a farla breve… mi è scappato! Per fortuna avevo l’auto parcheggiata davanti al giardino dei miei vicini e che lui istintivamente si è infilato lì, che se mi andava in strada non lo so. Ho urlato dallo spavento e tutta la gente che stava sul sagrato della chiesa che è di fronte casa mia si è girata a guardare. A guardare me che come una deficiente stavo ferma indossando ancora l’outfit da palestra e cioè: la tuta stretta sotto, i pantaloni larghi fino al ginocchio sopra, scarpe da ginnastica, bomber, capelli acconciatura “Uragano in atto” e  calzini variopinti che guardavo ancora incredula nel trasportino.
“Ma che c’avete da guardà? State annà a cantà pè le nenie de Pasqua? Già m’avete rotto i timpani che ogni festa religiosa cominciate a scoccià tre mesi prima, e poi finito con la Pasqua ricominciate con le Comunioni e dopo le comunioni Natale è n’attimo. Annate a cantà invece de stavve a fà li fatti mia,”
Ho dato una “raddrizzata” alla postura, ho alzato un po’ la punta del naso come sentissi una puzza e con passo da leone meglio di Naomi Cambpell  sul red carpet sono rientrata nel portone.
Quando ho aperto la porta di casa il bastardello era seduto davanti alla porta finestra della sala e mi guardava, l’ho chiamato, ma ormai aveva capito l’antifona e non rientrava, allora sono andata in cucina, ho preso un petto di pollo dal frigo, l’ho avvicinato all’oblò della finestra gliel’ho sventolato davanti agli occhi e lui, ghiotto, è entrato. Gli ho tenuto il petto di pollo sotto il naso fino al corridoio ed una volta varcata la soglia, ho chiuso la porta.

E’ iniziata la guerra. Io che cercavo di prenderlo tenendo il petto di pollo in mano e lui che scappava: dietro le porte, sui letti, sotto i letti, sul tavolo, sotto al tavolo, nel bagno. Mentre eravamo in cucina ne ho approfittato per appoggiare il petto di pollo sulla macchina del gas nell’incarto dove avevo lasciato gli altri, e poi di corsa di nuovo in camera da letto, lui sotto , io sopra. Ho deciso di fare la guardia fino al momento in cui sarebbe uscito da sotto il letto. Come un vero guerriero ero lì appostata che aspettavo, un minuto due minuti, tre, quattro, sei, otto, alla fine mi sono distesa sul letto con la testa in giù per guardare sotto, che fine aveva fatto? Lui non c’era, io lo stavo aspettando e lui non c’era, dov’era?
Indovinate? In cucina a mangiare il petto di pollo.
Come l’ho visto ho chiuso di scatto la porta e l’ho agguantato. Una lotta all’ultimo respiro per infilarlo di nuovo nel trasportino, gli prendevo una zampa e lui si aggrappava con l’altra, alla fine ho vinto. Siamo partiti ed in macchina lui fungeva da stereo, “maaoooooooooooo…maooooooooooooo”.
Te lo do io maoooooooooooo, sudavo peggio che dopo un’ora sullo step.
Arriviamo dalla veterinaria, davanti a noi un cane ed un gatto. Lo lascio in macchina fino al nostro turno. La veterinaria lo visita e mentre lo visita gli dice “ma quanto sei dolce, ma sei proprio dolce” e lo bacia.
“ Aò che te baci? Il gatto è mio, tu fai il tuo mestiere e visitalo che a baciarlo ci penso io.
Morale della favola mi dice che il gatto non sta niente bene, le faccio vedere tutta la cura che gli stavo facendo e lei mi dice che non ne andava bene nemmeno una, non che fosse totalmente sbagliata ma che ci sono antibiotici e cortisonici più specifici per i gatti e che comunque lei non fa nulla se non faccio la lastra. Mi è preso un colpo. Mi sono dovuta sedere. “Se serve la lastra è veramente grave” Ho sentito le gambe che mi cedevano “Do…do…dove devo andare per fare questa lastra?” Le ho chiesto con la voce strozzata.
“Signora si calmi. Non faccia così. Comunque è abbastanza vicino, la clinica veterinaria sulla via Tuscolana, ora chiamo il collega”.
Nemmeno la macchina del tempo avrebbe fatto prima di me. Quando sono arrivata il veterinario mi ha guardato e mi ha detto: “Signora si calmi”
Quindi era proprio evidente che stavo per collassare?
Comunque mi hanno messo una “parannanza ed un collare di piombo” ed insieme abbiamo fatto la lastra senza fare l’anestesia, ero fiera di me.
Meno grave di come pensava la veterinaria, sì, la polmonite ha lasciato delle complicazioni ma non ci sono versamenti, il veterinario ha detto che in effetti la cura non era adatta ma in qualche modo aveva tamponato la malattia. Sono uscita dalla clinica dopo due ore, stravolta ma rassicurata.
Ho portato a casa la bestiaccia e sono di nuovo uscita per andare in farmacia. Insomma sono rientrata dopo mio marito, il quale appena varcata la soglia mi ha detto sorridendo: “Ciao, sei andata a farti l’ortopanoramica?” Ho visto sul tavolinetto una lastrina”

L’ho guardato. "L’ortopanoramica?"
Mi sono seduta sul divano ed ho pianto.