domenica 26 giugno 2016

8 agosto 1958.
La notizia si era sparsa in fretta tra le viuzze del quartiere Alessandrino e già dalle sei del pomeriggio davanti ad una finestra al piano terra di via del Caprifoglio n.2 c’erano almeno una quindicina di persone in grande agitazione.
Ada aveva iniziato il travaglio.
Solo alle donne era consentito entrare in quel minuscolo appartamento dove già tutto era pronto per il parto. La bottiglia dell’aceto sul comodino (hai visto mai che la partoriente svenisse) asciugamani bianchi candidi appoggiati da tutte le parti e bacinelle di alluminio tirate a lucido per ospitare placenta e cordone ombelicale e pezze sporche di sangue, in cucina sulla macchina del gas due pentole sul fuoco con l’acqua che bolliva da ore… perché quando si partorisce l’acqua calda serve… non so a cosa ma “serve”. La macelleria era pronta… potevo anche uscire.
Mia nonna Peppinella, mia zia Giovanna mia zia Vittoria mia zia Rosina zia Nella… insomma tutte le zie stavano allineate in fondo al letto dove mia madre travagliava…dormendo.
“Ada svegliati… non devi dormire” le ripeteva in continuazione mia Nonna Peppinella. Mia madre di tutta risposta si girava dall’altro lato sussurrava un “ahaiaaaaaaa” e si riaddormentava. Qualche zia si opponeva dicendo che se aveva voglia di dormire poteva dormire…si sarebbe svegliata al momento giusto. Chi non ha conosciuto mia nonna non sa che replicare era pericoloso (mio Dio quanto le somiglio in questa caratteristica) Poi c’era poco da discutere… in quel momento la persona più importante, dopo mia madre, lì dentro era lei. Era lei la “nonna” del nascituro/a e stava nascendo il suo/a primo/a nipote. Che sarebbe stato/a battezzato/a con il nome del suo defunto marito morto in guerra. E quindi…:”Ada svegliati… non devi dormire” . Il travaglio di mia madre in quel momento non erano i dolori ma la voce di mia nonna che la svegliava in continuazione. A porre fine al martirio arrivò finalmente la “levatrice” … le ostetriche quando sono nata io si chiamavano così: ”Levatrici” . Non appena entrò con il suo completo “principe di Galles” grigio e con la borsa dei ferri mia nonna subito la informò che mia madre aveva sì rotto le acque ma che….dormiva. La levatrice le rispose:” Ehhh non preoccuparti… vedrai che quando arriverà il momento si sveglierà” Ovviamente io non vedevo nulla…ero ancora ben asserragliata nel mio confortevole fortino ma ascoltavo tutto e immaginai le facce soddisfatte delle zie.
La levatrice visitò mia madre poi uscì e disse al marito (che era rimasto in auto):” vai pure caro….prima di mezzanotte non se ne parla.”
Erano le 21 e 15.
Alle 21 e 30 mia madre si svegliò di colpo. Quattro spinte quattro urli ed io…nacqui. Erano esattamente le ore 21 e 45.
“Parto precoce” sentenziò la levatrice
“Ma quale parto precoce…” avrei voluto rispondere io, percepivo che stava accadendo qualcosa “là fuori” tutto quel vociare… quell’andare e tornare e poi la mia mamma aveva urlato… perché? Meglio uscire ed in fretta… qualcuno poteva aver bisogno di me!!!! Ero fuori … c’era tanta luce e vidi la levatrice con il tailleur “principe di Galles” con sopra un grembiulone. Poi vidi il viso di Nonna Peppinella che commossa mi sorrideva e mi diceva :” Che bella bardassella… bella de nonna ma si proprio bella bella… sì rosa come ‘na pesca che Dio te benedica e pure la Madonna di Genazzano e pure Santa Margherita e che la Madonna del Divino Amore te protegga e che…” vabbè io volevo vedere la mia mamma … e anche la mia mamma diceva:” Me la fate vedere?”
“Certo Ada, eccola la vedi?” rispose la levatrice “ora tagliamo il cordone e te la metto in braccio” Non sentii la risposta di mia madre… perché non aveva detto anche lei: ”Che bella bambina… bellissima come una rosa e bla bla bla… perché lei no?”
Cos’era il “cordone”?
“Cos’è che dovete tagliarmi? Sono appena uscita e già volete togliermi un pezzo? No…non voglio… non vi permettete… mamma fai qualcosa …Peppinella fai qualcosa anche tu”
Ero disperata quando sentii la levatrice dire:” Oh Dio Santo… non mi sono portata le forbici... come posso averle dimenticate? Presto prendete un paio di forbici e immergetele nell’acqua bollente per qualche secondo” (ecco a cosa serviva l’acqua bollente) .
“Ah bhè… cominciamo bene!!! Volete muovervi? Sto vedendo tutti meno che la mia mamma!!!”
Mi hanno tagliato il “tubo”,
con quello sentivo quando mamma era felice quando era triste quando rideva quando piangeva quando si dava i baci con papà quando qualcuno la faceva arrabbiare e lei non diceva nulla, sentivo anche le sue emozioni le cose che la spaventavano quelle che la rendevano felice … le sue preoccupazioni e anche le persone che le erano simpatiche…. Mia nonna Peppinella non era tra quelle !!!.
Mi hanno staccato la spina da mia madre… non la sento più... tutte queste persone mi stanno toccando, accarezzando parlando ma… un momento… riconosco questo odore….riconosco questo respiro e questo battito di cuore …la sento la sua emozione… non arriva più dal “tubo”… mi arriva direttamente attraverso la pelle… e questa è la sua voce … mi sussurra un “benvenuta amore piccolo” ed io mi sento bene… tranquilla come quando ero dentro il fortino… anzi meglio….
Apro bene gli occhi … voglio vederla la mia mamma
Eccola… è bellissima… più bella di come la immaginavo… ha anche tante cose che io non ho… i capelli lunghi… i denti… le sta uscendo tanta acqua dagli occhi.. chissà perché…
Qualcuno mi afferra e mia madre vuole trattenermi… è la levatrice…:” Dobbiamo farle il bagno Ada e devo controllare che abbia tutto in ordine” mia madre molla la presa e mi ritrovo in mezzo al mare… vabbè è una bagnarola con l’acqua ma per me è enorme… non voglio fare il bagno… la levatrice mi mette a testa in giù e mi da uno scappellotto sul sedere… inizio a piangere disperata… tutti ridono… io non voglio fare il bagno e loro ridono… mentre piango e mi dispero inizia ad uscirmi l’acqua dagli occhi pure a me… ecco… forse alla mamma avevano fatto il bagno contro la sua volontà.
Iniziano le torture… prima il bagnetto poi l’asciugatura poi mi mettono il borotalco (che ne sono allergica verrà scoperto molto tempo dopo) poi mi pesano su una bilancia gelida…poi mi misurano . E’ arrivato il momento della “vestizione” ho almeno 10 ancelle intorno, mia nonna Peppinella compresa e sempre in pole position … fuori dalla finestra del piano terreno ci saranno almeno 40 persone… ce n’è una che continua a bussare dicendo:” Ma insomma a me quando me la fate vedere?” La voce è un po’ lontana ma è una voce che conosco…dove l’ho sentita?
Allora belle signore… vorrei ricordarvi che è agosto e come sentite caldo voi lo sento pure io… mi avete infilato una camicetta di seta una maglia della salute un maglioncino lavorato ai ferri …da chi? Ma da nonna Peppinella ovviamente!!! Poi tra le gambe mi avete piazzato un triangolo e un sorriso di cotone un paio di mutande e come se tutto ciò non bastasse mi avete fasciata come un salame … no… le fasce non le sopporto … mi sento una mummia… l’acqua continua a scendermi dagl’occhi. Pure le scarpette mi mettono… cosa ci devo fare? Mica so camminare… ci manca soltanto un cappello e siamo a posto. No? Niente cappello… meno male … tiro un sospiro di sollievo e mi ritrovo in braccio all’odore conosciuto. Mi guarda senza parlare … io invece avrei già tre o quattro cose di cui lamentarmi ma sto così bene tra le sue braccia che ho deciso che mi lamenterò in seguito. Continua a guardarmi senza parlare, mi tocca il viso, mi accarezza gli occhi… mi prende una manina e dai suoi occhi inizia di nuovo ad uscire l’acqua… oddio non le avranno fatto un altro bagno a mia insaputa?
Che tranquillità. La levatrice se ne è andata e insieme a lei tutte le altre comari … solo Peppinella non schioda… sento ora forte e chiara la voce di prima … ma si… è la voce del mio papà… ride … è felice.. bacia la mamma e finalmente Peppinella capisce che è arrivata l’ora di togliersi dai piedi. Ma quant’è bello il mio papà non sa a chi dare i baci … uno a me e uno alla mamma….lo guardo mentre mi dice parole d’amore che non svelerò e anche a lui inizia ad uscire l’acqua dagli occhi. Ma è un vizio di questa casa fare il bagnetto contro la volontà?
Il mio papà mi prende in braccio e finalmente la mamma parla a voce alta… quasi lo sgrida…:”stai attento” gli dice. Papà mi riempie di baci l’unica cosa che non mi hanno imbalsamato… il viso le orecchie la testa e il collo… accidenti Papà…. Ma sei pieno di spine. Faccio una brutta smorfia allora interviene la mamma che dice: “Lillo… ma la barba te la sei fatta? Così la graffi!!! “
Ah ecco cos’erano le spine… una cosa che si chiama “barba” .. ecco papà togliti la barba ed ora rimettimi da mamma che è più liscia e profumata… però sappi che ti voglio un gran bene e anche tu me ne vuoi, lo sento … anche se avresti preferito un maschietto.. e non dire di no perché non hai fatto che ripeterlo per nove mesi mentre ero chiusa nel fortino. Ti sentivo sai?
“Mamma, come sto bene tra le pieghe del tuo collo… abbiamo lo stesso odore… mmmmmmmmmmmmmmm che profumino… da dove viene? Mi fa venire un languorino allo stomaco.”
Nemmeno l’ho pensato che mamma mi infila in bocca una cosa piccola e rotonda…. Si ok… ora cosa devo fare? Rimango con la cosa tonda in bocca ma non faccio nulla… allora la mamma che capisce sempre tutto si schiaccia un po’ una cosa che poi scoprirò chiamarsi ”sisa” e la mia boccuccia viene invasa da un liquido dal sapore miracoloso. Mando subito giù e la mia bocca rimane vuota… mi agito un momento e poi d’istinto “succhio” sì…esce!!!! Basta succhiare e ne esce quanto ne voglio. Mia madre dice a mio padre sorridendo…:” già ha imparato a succhiare il latte”
“Ah ecco… si chiama latte… LATTE, sarai il mio alimento preferito per tutta la vita ... te lo giuro…. “
E così fu.
Fuori dalla finestra c’è tanto chiasso tutti urlano: ”auguri auguri… il prossimo sarà un maschio” ora sento bene la voce di papà che ride come un pazzo. Ma chi sono tutte queste persone? C’è una voce piccola che continua a dire:” Però io la cicogna non l’ho vista arrivare” e qualcuno con la voce grande gli risponde: “ Non l’hai vista perché è arrivata con l’aeroplano”
“Ma io non ho visto atterrare l’aeroplano”
“E certo, ha atterrato nel piazzale della Chiesa”
“E fin qui come c’è arrivata?”
“Ma non lo so … l’avrà portata la levatrice”
“E dove la teneva?”
“Nella borsa la teneva”
Vorrei tanto saper parlare… dire a quella “voce piccola” che io non sono arrivata in nessun modo… io già “c’ero”.
Casa c’è… di nuovo piena di donne… ognuno dice la sua.
“Adesso devi mangiare la pasta fatta in casa di sola acqua e farina perché fa venire tanto latte”
“Bhè adesso dovrai bere birra perché fa venire tanto latte”
“Dovrai bere tanto brodo perché fa venire tanto latte”
Meno male che le deve mangiare la mia mamma tutte queste cose “sbrodolose”… già so che non mi piaceranno mai !!!
Così è stato.