Che giornataccia.
Sono tornata dalla palestra ed ho notato che il mio gatto più piccolo, Trudy, che
è da dicembre che sto curando per una polmonite, respirava più male del solito.
Allora ho deciso. Cambio veterinario questo non mi convince più. L’ho
agguantato e dopo una lotta furibonda l’ho infilato nel trasportino. Faccio un
bel respiro accompagnato da un lungo “OMMMMMMMMM”
che non guasta mai ed esco dal portone.
Nel trasportino Trudy combatteva una cruenta battaglia con lo sportelletto
finché con una tremenda zampata non lo ha aperto. Insomma a farla breve… mi è
scappato! Per fortuna avevo l’auto parcheggiata davanti al giardino dei miei
vicini e che lui istintivamente si è infilato lì, che se mi andava in strada
non lo so. Ho urlato dallo spavento e tutta la gente che stava sul sagrato
della chiesa che è di fronte casa mia si è girata a guardare. A guardare me che
come una deficiente stavo ferma indossando ancora l’outfit da palestra e cioè:
la tuta stretta sotto, i pantaloni larghi fino al ginocchio sopra, scarpe da
ginnastica, bomber, capelli acconciatura “Uragano in atto” e calzini variopinti che guardavo ancora
incredula nel trasportino.
“Ma che c’avete da guardà? State annà a cantà pè le nenie de Pasqua? Già
m’avete rotto i timpani che ogni festa religiosa cominciate a scoccià tre mesi
prima, e poi finito con la Pasqua ricominciate con le Comunioni e dopo le
comunioni Natale è n’attimo. Annate a cantà invece de stavve a fà li fatti mia,”
Ho dato una “raddrizzata” alla postura, ho alzato un po’ la punta del naso come
sentissi una puzza e con passo da leone meglio di Naomi Cambpell sul red carpet sono rientrata nel portone.
Quando ho aperto la porta di casa il bastardello era seduto davanti alla porta
finestra della sala e mi guardava, l’ho chiamato, ma ormai aveva capito
l’antifona e non rientrava, allora sono andata in cucina, ho preso un petto di
pollo dal frigo, l’ho avvicinato all’oblò della finestra gliel’ho sventolato
davanti agli occhi e lui, ghiotto, è entrato. Gli ho tenuto il petto di pollo
sotto il naso fino al corridoio ed una volta varcata la soglia, ho chiuso la
porta.
E’ iniziata la guerra. Io che cercavo di prenderlo tenendo il
petto di pollo in mano e lui che scappava: dietro le porte, sui letti, sotto i
letti, sul tavolo, sotto al tavolo, nel bagno. Mentre eravamo in cucina ne ho
approfittato per appoggiare il petto di pollo sulla macchina del gas
nell’incarto dove avevo lasciato gli altri, e poi di corsa di nuovo in camera
da letto, lui sotto , io sopra. Ho deciso di fare la guardia fino al momento in
cui sarebbe uscito da sotto il letto. Come un vero guerriero ero lì appostata
che aspettavo, un minuto due minuti, tre, quattro, sei, otto, alla fine mi sono
distesa sul letto con la testa in giù per guardare sotto, che fine aveva fatto?
Lui non c’era, io lo stavo aspettando e lui non c’era, dov’era?
Indovinate? In cucina a mangiare il petto di pollo.
Come l’ho visto ho chiuso di scatto la porta e l’ho agguantato. Una lotta
all’ultimo respiro per infilarlo di nuovo nel trasportino, gli prendevo una
zampa e lui si aggrappava con l’altra, alla fine ho vinto. Siamo partiti ed in
macchina lui fungeva da stereo, “maaoooooooooooo…maooooooooooooo”.
Te lo do io maoooooooooooo, sudavo peggio che dopo un’ora sullo step.
Arriviamo dalla veterinaria, davanti a noi un cane ed un gatto. Lo lascio in
macchina fino al nostro turno. La veterinaria lo visita e mentre lo visita gli
dice “ma quanto sei dolce, ma sei proprio dolce” e lo bacia.
“ Aò che te baci? Il gatto è mio, tu fai il tuo mestiere e visitalo che a
baciarlo ci penso io.
Morale della favola mi dice che il gatto non sta niente bene, le faccio vedere
tutta la cura che gli stavo facendo e lei mi dice che non ne andava bene nemmeno
una, non che fosse totalmente sbagliata ma che ci sono antibiotici e
cortisonici più specifici per i gatti e che comunque lei non fa nulla se non
faccio la lastra. Mi è preso un colpo. Mi sono dovuta sedere. “Se serve la
lastra è veramente grave” Ho sentito le gambe che mi cedevano “Do…do…dove devo
andare per fare questa lastra?” Le ho chiesto con la voce strozzata.
“Signora si calmi. Non faccia così. Comunque è abbastanza vicino, la clinica
veterinaria sulla via Tuscolana, ora chiamo il collega”.
Nemmeno la macchina del tempo avrebbe fatto prima di me. Quando sono arrivata
il veterinario mi ha guardato e mi ha detto: “Signora si calmi”
Quindi era proprio evidente che stavo per collassare?
Comunque mi hanno messo una “parannanza ed un collare di piombo” ed insieme
abbiamo fatto la lastra senza fare l’anestesia, ero fiera di me.
Meno grave di come pensava la veterinaria, sì, la polmonite ha lasciato delle
complicazioni ma non ci sono versamenti, il veterinario ha detto che in effetti
la cura non era adatta ma in qualche modo aveva tamponato la malattia. Sono
uscita dalla clinica dopo due ore, stravolta ma rassicurata.
Ho portato a casa la bestiaccia e sono di nuovo uscita per andare in farmacia.
Insomma sono rientrata dopo mio marito, il quale appena varcata la soglia mi ha
detto sorridendo: “Ciao, sei andata a farti l’ortopanoramica?” Ho visto sul
tavolinetto una lastrina”
L’ho guardato. "L’ortopanoramica?"
Mi sono seduta sul divano ed ho pianto.
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